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 VERBALE DELL'ASSEMBLEA DEI SOCI STRAORDINARIA DEL 16/09/2013

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MessaggioTitolo: VERBALE DELL'ASSEMBLEA DEI SOCI STRAORDINARIA DEL 16/09/2013   VERBALE DELL'ASSEMBLEA DEI SOCI STRAORDINARIA DEL 16/09/2013 Icon_minitimeMer 18 Set 2013, 21:01

VERBALE DELL'ASSEMBLEA DEI SOCI STRAORDINARIA DEL 16/09/2013
- Rendicontazione situazione nuova sede
- Situazione dell'organico dell'associazione
- Varie ed eventuali

L'assemblea si riunisce alle ore 21.21 del 16/09/2013 nella sede dell'associazione in via Primo Maggio 22B.
I presenti sono:
- Riccardo Brun, presidente;
- Mattia Boatto, vicepresidente;
- Giada Merri, segretario;
- Daniele Crosariol, Luca Pessa, Fausto Cancian, consiglieri;
- Ambra Salgarella, Melissa Isoldi, Vittorio Manzan, Alberto Segatto, Flavio Moro, Silvia Smaniotto, Elisabetta Furlanetto, Vittorio Sarcetta, Annachiara Crosariol, Cristiano Segatto, Patrizio Carrer, soci.

Giacomo Giro, proponente l'assemblea, non si è presentato. Il presidente esprime evidenti perplessità sulla condotta di questo socio al quale spetterebbe l'apertura di ogni punto all'ordine del giorno, tuttavia, vista la presenza numerosa, l'assemblea decide di proseguire comunque con la riunione.
Aggiornamenti nuova sede. Mattia prende la parola e dice che, dal suo recente colloquio con Francesco Martin, risulta che l’ufficio tecnico abbia già protocollato 3 preventivi su 5. Degli altri 2 preventivi Martin non era informato. Appena protocollano anche gli ultimi 2 preventivi, i lavori partono. Bisognerà poi che ci sia qualcuno che monitora la situazione, anche andando ogni tot giorni a vedere cosa stanno facendo: è una cosa che potrebbe tornare utile anche per le ditte stesse. Per quanto riguarda l'insonorizzazione, Mattia ha avuto promesse, anche da parte di Crosariol Maurizio, che ci darà una mano, sia nel progetto che nel reperimento a basso costo del materiale. Il materiale per insonorizzare non è preventivato: si comprerà qualcosa e si recupererà quello che si può da qui.
Riccardo dice che gli pareva che parte del materiale dell'insonorizzazione fosse già nel preventivo. Mattia dice di sì: solo lana di vetro e tappeti. Per il resto invece dobbiamo arrangiarci noi. Non c'è un progetto di insonorizzazione, dovremo decidere noi confrontandoci con eventuali tecnici. Riccardo si dice preoccupato, perché, dai colloqui precedenti con Mattia, era sicuro di aver capito che tutto il materiale per l'insonorizzazione (particolarmente costoso) fosse incluso nel preventivo: noi più di 3000 euro da metterci non abbiamo. Fausto ricorda a Riccardo di essere stato sicuro di aver già sentito più volte che il materiale non sarebbe stato incluso nei preventivi. Ambra conferma dando ragione a Fausto. Fausto dice che la priorità è sempre stata una sola sala prove per partire non scoperti nella seda nuova. Alberto Segatto, assessore del Comune, dice che nei preventivi che ha lui già si sfora da quanto preventivato, e non è incluso materiale per insonorizzare. Mattia risponde che invece Martin aveva detto che i preventivi da lui presentati erano coperti, e rimanevano circa 2000 euro residui per le spese ulteriori.
Le stanze da insonorizzare sono due, di circa 20 mq. Riccardo ribadisce la sua preoccupazione perché sostiene che l'acquisto dei materiali in qualità/quantità sufficiente a garantire un perfetto isolamento acustico (che è indispensabile per il passaggio di sede) potrebbe superare il costo di 3000 euro che l'associazione ha la possibilità di spendere. In sostanza, dal momento che non abbiamo idea di quanto possa costare effettivamente questo materiale, e che, contrariamente a quanto Riccardo aveva capito, lo stesso non è stato inserito nei preventivi, siamo davanti a un problema serio. In ogni caso a Mattia sembra che i soldi che possiamo mettere a disposizione potrebbero essere sufficienti. Quanto prima, dice Mattia, è il caso che ci si trovi con i tecnici dell'insonorizzazione (Attilio Geromin, Maurizio Crosariol) per decidere come fare questo lavoro. Alberto dice che stamattina ha fatto un sollecito per cambiare le intestazioni delle fatture e per conoscere le tempistiche dei lavori: ci terrà informati. Mattia dice che la situazione è sotto controllo, i tempi burocratici sono i soliti: aspettiamo dunque una decina di giorni. E' chiaro che dovremo romperci un po' le scatole per quanto riguarda l'insonorizzazione. Su richiesta di Riccardo, Mattia conferma che nei preventivi c'è la porta blindata nuova. Le porte interne verranno cambiate, le porte delle sale prove saranno insonorizzate. Manca solo che il comune dia l'incarico dei lavori alle ditte. Mercoledì Mattia andrà in comune e ci farà un resoconto.
Anche fra i presenti ci sono persone disponibili a darci del materiale che possiedono per insonorizzare. Nella peggiore delle ipotesi si potrebbe partire con una sala prove e basta e non con due da subito. Si discute fra i presenti sulle varie possibilità tecniche per insonorizzare. A questo punto è chiaro che il trasloco non avverrà presto. Riccardo fa presente anche all'assessore che i genitori degli allievi speravano di andare nella nuova sede prima dell'arrivo del freddo.
Non vengono sollevate altre domande sulla questione.

Il secondo punto viene introdotto da un riassunto "delle puntate precedenti" fatto da Fausto: ci sono stati degli attriti fra Riccardo e Mattia, relativamente ai modi di comportarsi nell'associazione, anche a seguito di alcuni eventi spiacevoli e gravi che si sono verificati. Ci sono state diverse riunioni, ufficiose ed ufficiali. In una Riccardo ha detto di non voler fare il presidente fino a che Mattia continui ad essere vice presidente. Sono stati fatti dei tentativi di mediazione con il fine di mantenere lo stesso organico del direttivo fino al momento dell'entrata nella nuova sede. Tali tentativi non sono andati a buon fine.
Riccardo, per rispondere ai dubbi di Elisabetta, puntualizza che i problemi sono per lo più sconosciuti agli allievi della scuola di musica in quanto sono relativi all'ambito aggregativo dell'associazione.
Riccardo: “non fidandomi del vicepresidente, non voglio fare il presidente fino a che Mattia starà nel direttivo. I motivi sono in parte deducibili dal verbale che è in internet, poi ci sono altre questioni che si sono accavallate. La situazione attualissima vede un recente incontro, ieri sera, fra me e Mattia: fatto salvo che Mattia vuole comunque rimanere nel direttivo fino al 30 e in quel giorno candidarsi a presidente pur conscio che il direttivo gli voterà contro, una volta che questo sarà accaduto, Mattia ha detto che andrà via da UParte e allora il sottoscritto sarà disponibile a ricandidarsi, se qualcuno lo vorrà votare. Questa è la situazione per come si è delineata e sia io che Mattia pensiamo che sia la migliore delle soluzioni possibili.”
Mattia:” io ora so cosa pensa Riccardo. Da lui, che è stata la persona con cui ho avuto più problemi, ho ricevuto questo consiglio, che vi ha appena esposto, su quale sia a suo avviso la cosa migliore da fare. Mi ha detto che i miei modi sono, in un certo senso, pericolosi. Io continuo a essere della mia opinione: ho fatto delle cose non rispettando i principi democratici all’interno di questa associazione, ho agito di testa mia lasciandomi trasportare da pulsioni mie personali ma che, allo stesso tempo, sono venute anche da altre persone qui dentro. Sicuramente io queste altre persone le avrò trascinate dal punto di vista pratico (non psicologico), questo è innegabile. È normale che quando scardini qualcosa lasci il segno: qualcosa ho rotto, si è rotto. Quindi Riccardo mi ha dato questo consiglio. Io ho apprezzato il fatto che lui abbia avuto l'onestà di dirmelo e di dirmi che ci sono altre persone qui dentro che pensano che io mi sia comportato, secondo loro, in maniera sbagliata. Spero che queste "altre persone" me lo dicano di persona.”
Riccardo puntualizza: “Ho detto che ci sono altre persone che non si fidano del tuo modo di fare, Mattia. E sai già che ci sono almeno 5 consiglieri che non voteranno la tua candidatura sostanzialmente perché di te non si fidano, non perché ce l'abbiano con te.”
Mattia dice che lo sapeva. Ringrazia Fausto di aver voluto fare una foto di gruppo sabato sera alla maratona di star wars: “Vedere una foto con 60 persone mi fa pensare a quanto di bello c’è in questa associazione, cioè lo spirito di aggregazione. Io sono “sregolato”: se ci sono delle regole a me piace che in certi, molti, casi queste regole non vengano rispettate, perché creano situazioni in cui “non si può perché c’è la regola" e questo può creare anche infelicità. E reputo che, siccome mi fido di chi c’è qui dentro, non servano poi tutte queste regole, che serva un po’ di controllo, certo, ma non quel controllo burocratico e legislativo che UParte si sente in dovere di portare avanti e che rischia di intaccare le ulteriori potenzialità, magari ancora nascoste, di questa associazione.
Io vedo questo posto come un insieme di persone che lavorano insieme e si stringono la mano, senza aver bisogno di nutrire dubbi sull’operato di ciascuno. Io penso che chi vuole fare qualcosa qua dentro non lo fa per ledere alla’associazione ma solo per fare qualcosa per quest’associazione. Credo che quest’associazione, per fare qualcosa di più sostanzioso, debba abbattere le regole, debba non rispettarle: ma evidentemente questa non è l’opinione dei più, è quasi solo la mia. Certo, sono consapevole che se c’è una situazione di non controllo, c’è il punto di domanda davanti. Sono una persona irresponsabile? Può essere. Questa mia irresponsabilità mi pesa ma negli anni grazie ad essa sono riuscito a fare delle cose che altrimenti non avrei mai fatto. Riccardo è stata la persona più onesta, forse anche perché la più direttamente interessata allo scontro scoppiato negli ultimi tempi, a dirmi che questo mio modo di comportarmi non piace a tutti. Ma vorrei che me lo dicessero anche gli altri, quelle persone che io non mi immagino, che mi dicano quello che pensano di me, senza paura.”
Riccardo: “Espongo anche io la mia filosofia dell’associazionismo, per vedere se riesco a dare una risposta in parte alle esigenze. Io, al contrario di Mattia, credo che, dal momento in cui sono il presidente di UParte bisogna che nessuno fidi di me, parto dal presupposto che, in linea di principio, nessuno possa fidarsi di me. È in questo senso che mi preoccupo che il bilancio sia trasparente al massimo e visibile a tutti: così possono controllarmi quelli che non si fidano di me. È in questo senso che mi preoccupo di indire le assemblee, perché solo dal confronto e dalla sintesi, le decisioni possono migliorare e venire depurate dagli errori. Un’impostazione alla Mattia, del tipo “fidatevi di quello che faccio”, non mi piace. È vero, la mia impostazione porta a una maggior lentezza nelle decisioni, però credo che solo da un’impostazione come la mia alla fine, paradossalmente, si possa riuscire a ricevere dalle persone un’autentica fiducia. L’impostazione di Mattia, secondo me, porta a non generare fiducia: se almeno per 5 consiglieri questa fiducia non è stata generata, qualche verità di fondo in questo c’è. Detto questo, la mia impostazione sarà sempre quella di fare assemblee indette con 2 settimane di anticipo, affinché la maggior parte dei soci che ci tengono possa organizzarsi per partecipare: per me la partecipazione è quasi più importante dell’azione. L’azione del singolo è sempre perfettibile rispetto a quella della collettività. Se in nome della decisione condivisa c’è da aspettare qualche giorno in più, ben venga. Attenzione: si è parlato di leggi/regole che non piacciono? I soci sono liberi di proporre nuove regole, di modificare quelle esistenti, anzi, spesso e volentieri questo è successo. Quindi, nella misura in cui i meccanismi assembleari esistono e funzionano in maniera reiterata, i margini per il miglioramento e la modifica ci saranno sempre. Con calma, magari, ma è importante che le decisioni vengano condivise. Mattia dice poi che avrebbe piacere che queste persone cui non è piaciuto il suo modo di fare si facessero avanti: sottolineo che queste persone hanno detto non hanno niente contro Mattia, solo la sua impostazione non piace loro. Io da ciò traggo questa conclusione: forse queste persone hanno piacere di partecipare alla vita decisionale associativa e forse pensano di non poterlo fare nella stessa maniera con l’impostazione proposta da Mattia. Probabilmente queste persone non si faranno avanti con Mattia, esprimendogli i propri dubbi, non parleranno perché non vogliono casini, baruffe. In fin dei conti, come anche con me a fine luglio i ragazzi non avevano mai detto in maniera diretta che a loro non piacevano i miei modi, che erano troppo duri, ora, Mattia, non aspettarti che vengano a dire a te che i tuoi modi non sono loro piaciuti.”
Mattia: “Faccio bene ad andarmene perché se non vado via io, se ne andrebbe Riccardo e poi mi sentirei addosso la responsabilità delle persone che gli faranno notare “ma cosa hai fatto?”. La mia visione della realtà è diversa da quella di Riccardo. Il problema è mio: fregatevene, quindi. Caratterialmente, se ai miei modi di fare è chiaro che si preferiscono quelli di Riccardo, è inutile perdere tempo, questa questione dal 30 settembre in poi non si porrà più. Non voglio intaccare ulteriormente la situazione.
Elisabetta dice: “Io non so nulla di quello che è successo, però a me è capitata un’esperienza simile quando è andato via il chitarrista dal nostro gruppo, che ne era stato anche il fondatore, per via di alcune visioni diverse nel considerare l’operato del gruppo. In una situazione del genere è difficile mediare il conflitto, è difficile togliersi dalle situazioni scomode. Per noi è stato difficile dirgli di andare via. Ma anche qui la situazione è quella di dover per forza scegliere fra l’uno e l’altro? Secondo me il tuo comportamento di andartene, Mattia, è come un “tirarsi indietro”. Se sai che almeno 5 persone ti hanno criticato, prova a metterti in discussione.
Mattia dice che il suo modo di fare qui dentro è visto come lesivo della realtà di UParte e potrebbe creare problemi. Siccome Mattia non vuole creare problemi, dice, se ne va.
Elisabetta dice: “È qui che sbagli, non c’è un modo per canalizzare diversamente questi problemi?
Luca interviene: “I modi ci sarebbero anche stati in passato, ma ormai tutte le possibilità sono saltate. Tutto si è creato perché Mattia ha voluto da solo fare un passo troppo lungo, non ha cercato di mediare ma ha fatto scoppiare la questione senza parlarne preventivamente a nessuno.”
Elisabetta osserva che il suo chitarrista aveva 16 anni, noi invece siamo adulti. Mattia dice sarcasticamente “Eh, io non lo sono” (NdR: mattia il giorno dopo comunica ai presenti che con il sarcastico "no, io non lo sono" intendeva far percepire ai più che tutto quello che sta accadendo non è di certo adulto). Elisabetta risponde che si tratta di convivere con quello che al momento non ti fa vivere il contesto in maniera corretta. Prima di mandare tutto all’aria, cerca uno spiraglio di soluzione.
Mattia ammette di averci pensato: “Magari rimarrò socio, verrò qua ogni tanto, ma dopo una ferita di questa portata qua, non intendo rimanere. Agisco, e continuerò a farlo, molto d’impulso e questo rischia di rovinare l’associazione. Non è che sono uno che non vuole fare le assemblee, ma ritengo che ci sono state tante occasioni qui dentro per cui si poteva benissimo fare a meno di fare certe cose, tipo fare assemblee per formalizzare decisioni già prese, continuamente e continuamente. Ad esempio anche il verbale che Giada sta redigendo secondo me non serve, tutt’al più preferirei che l'assemblea venisse registrata per capire lo spessore e l'interpretazione delle frasi. Il mio modo di vedere le cose non è in sintonia con quello della maggioranza”.
Riccardo puntualizza che è grazie al verbale che Elisabetta potrà farsi un'idea di massima su quanto accaduto in precedenza.
Alberto dice: “Ma se il tuo problema sono le 2 settimane di attesa per l’assemblea, non bastava accorciare i tempi?”. Giada sottolinea di aver già proposto questo a Mattia, ad esempio le decisioni più urgenti potevano essere deliberate in un giorno dai consiglieri attraverso delle mail di gruppo su facebook o telefonate, ma sembra che la proposta non sia stata risolutiva dei dubbi di Mattia.
Siccome da più parti era stato proposto di mantenere lo status quo del direttivo fino a quando l’associazione non si sarebbe assestata dopo il cambio sede, Mattia dice che lui è disponibile a rispettare tutte le regole che si è data UParte, a comunicare secondo le regole con tutti quanti le sue proposte, solo appunto per questo periodo di stallo, poi, visto che non è in sintonia con queste regole, se ne andrebbe: “Il fatto che mi chiedete di stare in una situazione dove ci sono votazioni, ci sono paletti, va bene, lo faccio, fino a quando c’è il cambio della sede. Poi nel momento in cui la situazione si normalizzerà, mi farei da parte perché mal tollero questa situazione. Io sarei rimasto in questo “cambio” ma se questa cosa non è possibile, così mi ha detto Riccardo, se al mio modo di essere preferite la “garanzia” di Riccardo, a me va bene. Devo ammettere di essere stato il primo a fare di tutto per far sì che non vi fidiate di me. Su richiesta di varie parti, ero disposto a rimanere dentro in questo passaggio, ma prendo atto che da Riccardo non c’è questa intenzione. Se vedo che nessuno mi dice “non andare via, almeno non fino a quando non siamo nella sede nuova”, vado via. Se qualcuno mi dicesse “hai agito male”, non è che vi odierò: accuserò il colpo e basta. Vorrei solo che ci fosse il coraggio da parte di queste persone di dirmi “ti apprezzo come persona ma in questa associazione creeresti problemi”. Non abbiate paura di farlo con me, perché so già cosa significa”.
Fausto e Luca dicono che loro hanno sempre dato il loro punto di vista a Mattia. “Certo”, dice fausto, “se tu riuscissi a riallinearti alla struttura democratica dell’associazione, saresti una risorsa importante”.
Alberto: “Non è che per un errore che hai fatto, stiamo screditando tutto per intero Mattia Boatto. Per me è una sconfitta che una persona se ne voglia andare, potresti riguadagnare la fiducia. UParte è diventata quello che è anche grazie alle regole che vi siete dati, alla trasparenza, è questo che ha vi ha fatto guadagnare credibilità agli occhi dell’amministrazione comunale. Ma anche tu hai fatto il tuo, la tua presenza è stata preziosa, perché ora te ne vuoi andare?”
Silvia: “Alla fine il fatto che la presenza di una persona escluda quella di un’altra è brutto. Io credo che la maggior parte delle persone sia dalla parte di Riccardo, nel senso che le regole devono esserci e devono essere rispettate. Se non ci sono le regole non si raggiungono i risultati, credo che la maggior parte delle persone sia d’accordo con questa linea “ più dura” per questo motivo, ma non credo che, per qualche episodio che ti ha contraddistinto, tutto quello che hai fatto sia da buttare. Chiedo a Riccardo, faresti il presidente se lui fosse solo socio?”
Riccardo: “Ne abbiamo appunto parlato ieri io e Mattia. Secondo me in questo periodo c’è stata una fomentazione dei soci da parte di Mattia contro di me, per cui, permanendo questi comportamenti, Mattia mi creerebbe problemi anche come socio. Però sono disponibile a questo: chiedo a Mattia di dimostrare di essere un buon socio di UParte, cercare dunque di prendere le redini, soprattutto delle persone, che in questo periodo si sono più accanite verso l’associazione e me stesso con stati su facebook o comportamenti scorretti di varia natura, falle stare buone e allora sarai più credibile come socio di UParte. Rimedia ai danni fatti e rimani socio di UParte. Però la prima volta che una persona criticherà l’ordinamento democratico di UParte, e tu non farai niente per fermarla, quello non lo considererò accettabile. Ieri mi pareva di aver visto d’accordo Mattia su questo.”
Mattia dice che per lui sarebbe umiliante venire qui dopo il 30 settembre perché sa che sarebbe visto con occhi diversi: “Nella mansione di vicepresidente che ho fino al 30 settembre, ritengo che mi contraddistingua l’avere quella carica esplosiva che è lo spronare gli altri a fare qualcosa: se mi viene tolta questa possibilità è come se venisse disconosciuto il mio ruolo. Se non avessi la possibilità di dire la mia in un consiglio direttivo, non avrebbe senso il mio ruolo.
Alberto, da socio, dice che gli pare che non sia mai successo che quando Mattia dice una cosa, questa non venga ascoltata. Ha avuto la fortuna di partecipare alla riunione dei soci sul bilancio partecipato e gli è piaciuto molto il clima di partecipazione che si è respirato in tale sede. Quindi secondo lui non è vero che Mattia, anche come semplice socio, non verrebbe ascoltato.
“Non so bene come risponderti”, dice Mattia, “mi sto mettendo a nudo e non ho paura di farlo”.
Alberto sottolinea che se si fanno questi discorsi è perché dispiace se Mattia se ne vada. Ma Mattia pensa che sia la cosa più giusta da fare per questo posto. Silvia dice che, magari non come consigliere, ma come socio Mattia dovrebbe rimanere: “È un peccato che, dopo tutti questi anni di lavoro, tu ti debba per forza eclissare solo perché non hai lo stesso ruolo di prima. Visto che riconosci che ci sono stati dei problemi, è bene che ti prendi un periodo di distacco e magari torni dentro, in maniera più coinvolta nelle dinamiche decisionali dell’associazione, fra un po’ di tempo”.
Secondo Mattia il distacco deve essere totale, quindi anche come socio non dovrebbe rimanere. Il problema è che la fiducia con Riccardo andata persa. Mattia dice che lui vorrebbe rimanere in UParte ma Riccardo non vuole. Silvia dice che magari potrebbe riscattarsi agli occhi di Riccardo. Secondo Elisabetta il fatto che Riccardo dice “puoi rimanere socio a determinate condizioni” è anche segno del fatto che lo stesso Riccardo crede in una possibilità di riscatto. Silvia dice di aver paura che se Mattia se ne va poi non tornerà più e le dispiacerebbe. Una sua presenza continuativa come socio invece potrebbe portare nel tempo a riallacciare i rapporti con Riccardo e l’associazione. Da esterna Silvia pensa che sia un peccato che Mattia non ci sia più, dal lato suo Mattia la vivrebbe come una sconfitta. Secondo lei Mattia non dovrebbe mollare in maniera radicale così a caldo, è una cosa che al massimo potrà decidere nel futuro.
Prende la parola Daniele: “Ti avevo già spiegato il mio punto di vista, ti avevo chiesto di fare un passo indietro.” Anche lui è d’accordo con Silvia che se viene data la possibilità di rimanere socio, dovrebbe essere sfruttata.
Fausto apprezza che nell’ultima settimana Mattia e Riccardo si siano parlati. Chiede a Riccardo: “Questa tua apertura a far sì che Mattia rimanga socio è una possibilità per il suo riscatto o no?”
Riccardo: ”Resta un fatto: non c’è la sensazione diffusa che la gente odi Mattia o sia arrabbiata con Mattia, perché la maggior parte delle persone che mi hanno detto che vorrebbero che rimanessi presidente io, dicono anche di non avercela con Mattia, solo che non si fidano di lui. Quindi il punto è che se Mattia ha bisogno di riscattare la sua immagine non è un bisogno che ha solo nei confronti miei, ma eventualmente nei confronti di varie persone di quest’associazione. È evidente che per me, che di base sono diffidente, sarebbe più facile non averlo neanche come socio, ma non escludo niente nella vita. Mattia, secondo me, ha bisogno di riconquistare la fiducia con una serie di persone, e infine anche con me. È un percorso che per differenti persone può avere tempi diversi. Proprio perché nessuno odia Mattia, lui può continuare a fare il socio. In questa maniera può essere messo nella condizione di riconquistare la fiducia delle persone, sapendo fin da subito che questo però non comporterà automaticamente tornare vicepresidente. La cosa va risolta a livello di rapporti umani, non ha senso parlare di cariche associative. Lo dico solo come provocazione: se ci fosse una legge che dice che Mattia non sarà più vicepresidente, a mio parere lui dovrebbe rimanere comunque socio solo al fine di riconquistare la fiducia di chi l’ha persa. Solo così sarebbe chiaro che rimane per questo e non per cercare di riprendere a una carica. La decisione deve essere genuina. Questa naturalmente è una mia idea. Secondo me questo percorso di arrivare a un riscatto personale porta a uno star bene con le altre persone. Dico questo non per ripicca, ma onestamente, per cercare di rendere genuina questa cosa e per essere onesto con tutti su come vedo io il senso della permanenza di Mattia in UParte.
Mattia: “Mettiamoci nei miei panni, dopo quello che è stato detto. Come faccio a trovare il coraggio di proporre un’iniziativa, per esempio.”. Riccardo risponde: “Il tuo primo obiettivo secondo me non deve essere quello di proporre, ma quello di guadagnare la fiducia della gente. Il tuo problema non deve essere “fare”, ma “stare”. Secondo me per un anno almeno non dovresti pensare a organizzare eventi”.
Mattia risponde di non vederla allo stesso modo. Alberto non è d’accordo che Mattia non possa proporre nulla. Riccardo dice che l’ipotesi era portata all’estremo come provocazione, era solo una risposta al disagio che sentirebbe di provare Mattia nel momento in cui volesse proporre qualcosa: a questo disagio Riccardo risponde appunto “non devi pensare a proporre, ma a riconquistare la fiducia della gente, così, eventualmente il disagio potrebbe placarsi”.
Mattia nota “come avrei fatto a organizzare la maratona di Star Wars se non avessi avuto la fiducia della gente?” Riccardo risponde che non è che l’entourage di Star Wars fosse immenso, di quelle persone che l’hanno affiancato evidentemente la fiducia ce l’avrà.
Luca dice: “Io non avrei votato la tua candidatura perché mi hai già detto come hai intenzione di agire, so che questa realtà dell’associazione, con i suoi vincoli e regole, ti va stretta”. Mattia dice: “non posso concludere nulla perché non avrei un appoggio”. Riccardo dice: “vuoi un esempio pratico di come si riconquista la fiducia? Durante un consiglio direttivo nasce l’esigenza che qualcuno proponga 3 versioni per la grafica dei volantini da mettere poi ai voti del consiglio. Se ti proponi per occupartene a quelle condizioni, ma poi nella riunione successiva proponi solo una versione perché hai avuto poco tempo la gente non ti odierà, certo, ma non si fiderà nemmeno di commissionarti il lavoro la volta successiva. Se viceversa farai le tre versioni pattuite, o proporrai fin da subito al consiglio il tuo contributo per un’unica versione, la gente si fiderà di te a consegna rispettata. La fiducia parte da queste cose banali: se ti proponi per eseguire cose che verranno decise in futuro dal consiglio, vedrai che la possibilità d’azione non ti verrà negata”.
Mattia: “se dovessi rimanere qui dentro a tali condizioni, rimarrei spento, e quindi non sarebbe una cosa bella da vedere”.
Fausto ribadisce che secondo lui la situazione non sarebbe così tragica, che se la proposta che fai è sensata e ha valore, non è che venga bocciata a priori perché sei tu a proporla”.
Mattia: “Sì, non lo credo neanche io, ma mi auguro che si provi a rischiare ogni tanto, a prescindere che io ci sia o no. Vorrei che alla domanda “questo è un rischio?”, si rispondesse “sì, rischiamo”.
Luca dice “Vuoi rischiare? Allora resta come socio”.
Fausto capisce le riserve di Riccardo su questa cosa del rischio, soprattutto in questo periodo particolare. È il caso di dare la priorità alla nuova sede e al risparmio in vista di essa. Poi si apriranno altri scenari. Mattia conferma con convinzione che, certamente, ora, la priorità è la nuova sede, senza alcun dubbio. Fausto dice: “Si guarda alla bontà di quello che fai, io credo che lo stesso Riccardo, che è quello che attualmente ha meno fiducia di te, ti stia ad ascoltare. E se “perfino” lui ti sta ad ascoltare, a maggior ragione gli altri.”
Su richiesta di un parere da parte di Mattia, Vittorio Manzan dice che è d’accordo con Riccardo ma non avrebbe niente in contrario se Mattia rimanesse come socio. Secondo lui addirittura, potrebbe liberamente fare delle proposte. Il problema finora sorto non è stato il contenuto delle sue azioni, ma il modo in cui le ha portate avanti, assolutamente senza condivisione. Io non sono una persona che porta rancore quindi non avrei problemi se venissi in sala come socio. Per quanto mi riguarda nei tuoi confronti c'è anche un discorso più personale ma ne parlerei in privato se sei disponibile a parlarne. Mattia acconsente.
Riccardo dice una cosa già accennata a Mattia ieri: “È possibile che, se le conclusioni sono quelle che ci sono adesso, anticipare ad oggi la decisione che dovrebbe essere presa il 30? Cioè che Mattia non si candidi il 30 come presidente per vedersi non votato e lasciare solo a quel punto il consiglio, ma che si dimetta direttamente adesso? Te lo chiedo perché ci sono delle persone, molte persone che ruotano attorno all'associazione, che dormono male la notte per tutta questa faccenda”.
Mattia insiste perché il 30 succeda quello che deve succedere e venga verbalizzato.
Alberto chiede cosa cambia in una o nell’altra situazione. Riccardo dice che così in queste due settimane vediamo già qual è l’assetto futuro e l’assemblea del 30, dove si dovrà parlare a lungo del bilancio consuntivo e preventivo e procedere alla loro approvazione, sarà più corta, dal momento che, notoriamente, le assemblee sui bilanci sono piuttosto lunghe già di per sé.
Fausto dice che magari Mattia preferisce così perché non gli piace l’idea di dimettersi da solo, ma preferisce che venga verbalizzato che non verrà votato dalla maggior dei consiglieri.
Mattia dice che è così, sarà una cosa breve, non farà perdere tempo. E consiglia a Riccardo di pensare già agli assetti futuri, di non perdere tempo per questa cosa. Non gli crea nessun tipo di problema se il consiglio superstite dopo il 30, penserà fin d’ora agli assetti futuri. Ribadendo anche qui, per velocizzare la questione, di sollevarsi dalle questioni burocratiche perché farebbero perdere ancora più tempo.
Mattia chiede poi a Cristiano di impegnarsi nella maniera più efficace possibile per rimanere qui dentro e di non andarsene da qui perché qui ha solo da guadagnare, qui hai una risorsa. Fuori invece avrebbe solo da perdere. Mattia, sapendo che fra Cristiano e Riccardo non corre buon sangue, chiede a Cristiano di farlo per lui, che lui ci sia o no nel futuro dell’associazione.
Riccardo fa presente solamente, rivolgendosi a Cristiano, che qui non c’è spazio per qualsiasi cosa che sia illegale. Riccardo ammette che lui e Cristiano non si piacciono a vicenda: l’unico vincolo che pone Riccardo è che se viene fatto qualcosa di illegale, da qui si va fuori. Ne fa una questione di principio ma soprattutto personale, perché lui è il responsabile di questo posto di fronte alla legge e di fronte al comune. Si dice poi sicuro che se Mattia vorrà riconquistare la fiducia di tutti dovrà dimostrarsi più intransigente con Cristiano su questi punti. Mattia conferma.
Fausto abbraccia sia il punto di vista di Riccardo che di Mattia.

Fatto, letto, chiuso e sottoscritto alle ore 23.31 del 16/09/2013.
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